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Petroglifi con scena di danza, Gobustan National Park, Azerbaijan (10.000 a.e.v.)

Gobustan Rock Art Cultural Landscape, Azerbaijan - ph.: Azeri

Preistoria e protostoria

Gli uomini del Tempo Antico percorsero tutto il mondo cantando;
cantarono i fiumi e le catene di montagne, le saline e le dune di sabbia.
Andarono a caccia, mangiarono, fecero l’amore, danzarono, uccisero:
in ogni punto delle loro piste lasciarono una scia di musica.
Avvolsero il mondo intero in una rete di canto.
Bruce Chatwin, Le vie dei Canti, 1988

La Preistoria individua quel tempo dell’esistenza umana che precede l’invenzione della scrittura, cioè il tramite con il quale abbiamo raccontato la nostra storia. Dato che raccoglie le tracce di micro-comunità nomadi molto distanti tra loro nel tempo e nello spazio, la ripartizione temporale della Preistoria non può essere racchiusa in un intervallo di tempo identico per tutti i popoli e deve essere considerata approssimativa.

La Preistoria viene suddivisa in tre fasi principali: il Paleolitico, composto dal greco paleo- «antico» e -lithos «pietra»; in questo lunghissimo periodo di tempo fanno la loro comparsa gli ominidi (Lucy, il primo esemplare finora scoperto di Australopithecus afarensis femmina, ritrovato in Etiopia, risale a 3.200.000 anni fa).
La posizione eretta e il bipedismo sono stati fattori cruciali della nostra evoluzione: ci hanno permesso la marcia e la corsa sulle lunghe distanze (che ci ha reso una specie ‘nomade’ ed esploratrice) e hanno avuto l’effetto di liberare le nostre ‘zampe’ anteriori trasformandole in ‘mani’, cioè utensili e strumenti a nostra disposizione per – appunto – ‘manipolare’ la realtà: sagomare, trasformare, sperimentare, e anche percuotere – il nostro corpo o qualsiasi altra superficie a disposizione – per ottenere suoni ritmici, e infine per costruire strumenti, compresi gli strumenti musicali; i primi utensili in pietra risalgono a 2,5 milioni di anni fa; non solo: la posizione eretta ha permesso alla cavità orale di rimodellarsi e alla laringe di allungarsi, consentendoci di emettere una gamma di suoni molto più ricca degli altri primati; le trasformazioni dell’apparato fonatorio e lo sviluppo del cervello – dovuto anche all’utilizzo delle mani – ci hanno permesso di sviluppare musica, ritmo e linguaggio.

Il Paleolitico termina circa 10.000 anni fa con l’inizio del Mesolitico o «della pietra di mezzo», che va approssimativamente dal 10.000 all’8.000 a.e.v.*, per passare al periodo Neolitico o «della pietra nuova», che va dall’8.000 al 3.500 a.e.v. circa.
L’ultimo periodo del Neolitico o Età del Rame prende il nome di Eneolitico [composto del latino aeneus «di bronzo»] o Calcolitico [dal greco chalkós «rame»]. L’Eneolitico rappresenta la fase di passaggio e di transizione dalle industrie litiche (la cosiddetta ‘età della pietra’) verso la Protostoria.
Quest’ultimo termine ha un significato soprattutto metodologico: nell’Eneolitico inizia a comparire la scrittura – o meglio le scritture – che sono alla base della storia; questa comparsa non è stata però contemporanea ma è avvenuta in tempi diversi nelle varie aree geografiche. Protostoria è dunque un termine che viene applicato a quelle culture ancora prive di scrittura ma per le quali si hanno a disposizione, oltre ai materiali archeologici, anche documenti scritti appartenenti a popolazioni contemporanee o più recenti che vi fanno riferimento, e che sono quindi fonti indirette d’informazione sulle culture protostoriche.
Questo ci aiuta meglio a comprendere perché la distinzione in periodi storici è per forza di cose approssimativa e dipenda dalle peculiarità specifiche di ogni singola regione geografica, e che distinte fasi possono anche sovrapporsi.

“La storia dell’umanità inizia con i piedi” scrive il paleontologo André Leroi-Gourhan. E così anche la danza, e con essa la musica, aggiungiamo noi.
Musica e danza – di cui qui ci interessa raccontare – sono forme d’arte effimere; tuttavia, l’esistenza di pratiche musicali è testimoniata già nel Paleolitico dal ritrovamento di diversi tipi di strumenti: strumenti a fiato, fischietti, rombi e vari tipi di idiofoni.
Anche i tamburi verosimilmente esistevano fin dal Paleolitico, ma questi strumenti, costruiti in materiali deperibili come legno e pelle, raramente (o mai) sono sopravvissuti. Ne troviamo però tracce indirette come le bacchette da tamburo; più avanti troveremo anche petroglifi (disegni sulla roccia), raffigurazioni dipinte o scolpite raffiguranti scene di danza, musiciste e musicisti.

Una utile cronologia dal Paleolitico inferiore fino all’Età del Ferro si trova sul sito di Preistoria in Italia:
https://www.preistoriainitalia.it/cronologia/

* La locuzione era volgare (dal latino aera vulgaris, e.v.) è l’equivalente scientifico della sigla d.C. (dopo Cristo). Gli anni precedenti all’era volgare sono indicati con la sigla a.e.v. (avanti l’era volgare), equivalente ad a.C. (avanti Cristo). Questa terminologia è stata adottata in Occidente ed è comunemente usata da chiunque desideri impiegare termini che non facciano riferimento specifico alla cristianità. Il calendario dell’era volgare corrisponde a quello gregoriano.

 

Bibliografia

Luigi Luca Cavalli Sforza, Telmo Pievani
Homo Sapiens. Le nuove storie dell’evoluzione umana, Codice edizioni Torino 2019

Steven Mithen
Il canto degli antenati. Le origini della musica, del linguaggio, della mente e del corpo, Codice edizioni Torino 2007

Heide Goettner-Abendroth
Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale e Europa, Mimesis 2023

 

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