Nella cultura ebraica il tamburello era chiamato ‘toph Miriam’ (tamburo di Miriam), ed era di uso esclusivo delle donne che accompagnavano con esso le danze. Miriam era una profetessa biblica, sorella di Aronne e Mosè, cantante, danzatrice e suonatrice di tamburo, e dirigeva cori femminili. Suonare, cantare e danzare era infatti una pratica rituale prevalentemente femminile, ne troviamo varie testimonianze nell’Antico Testamento.
Il tema di Miriam che suona con le donne di Israele avrà un grande successo e verrà rappresentato lungamente nel tempo, e non solo in ambito ebraico.
Lo ritroviamo innanzitutto nell’Haggadah, un libro religioso ebraico che è una narrazione dell’Esodo destinata alla lettura domestica presso le famiglie che celebrano la vigilia della Pasqua, per ricordare la liberazione degli israeliti dalla schiavitù egiziana, come descritto appunto nel Libro dell’Esodo. La lettura dell’Haggadah, che letteralmente significa ‘narrazione’ o ‘racconto’, segue il comandamento biblico “E in quel giorno parlerai a tuo figlio, dicendo: È a causa di ciò che il Signore ha fatto per me quando sono uscito fuori dall’Egitto” (Esodo 13:8).
Uno dei testi più amati dell’ebraismo, l’Haggadah era originariamente parte del libro di preghiere quotidiano ebraico, diventando poi un testo indipendente intorno al XIII secolo.
Il tema di Miriam è però condiviso anche in ambito cristiano: la più antica rappresentazione sopravvissuta di Miriam e le donne israelite che suonano il tamburello si trova nella Bibbia mozarabica di León, risalente al XII secolo; lo troveremo poi rappresentato in molte altre Bibbie illustrate e miniate.
Fuori dal contesto dei testi sacri, il tema diverrà popolare anche in pittura e verrà ritratto in diverse opere, sia come ‘Miriam e le donne di Israele’ sia come figura singola della profetessa biblica, rappresentata da scultori e pittori come Feuerbach e Chagall fino al XX secolo.
Bibliografia
Mauricio Molina